IFRS9 – Evoluzione del framework alla luce delle nuove sfide di contesto

    Coordinatore Scientifico: Giuseppe Torluccio (Università di Bologna). Coordinatore AIFIRM: Paolo Palliola  (Credit Agricole Italia), PMO: DELOITTE, supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)

    L’esperienza della crisi pandemica del 2020 ha evidenziato alcune debolezze del framework di impairment, che sono state oggetto di disamina nel paper AIFIRM n. 32/2021 “IFRS9 e le sfide di contesto”, all’interno del quale sono stati anche affrontati gli specifici interventi per affrontare la situazione di emergenza. La successiva evoluzione del contesto geo-politico (conflitto russo-ucraino, la crisi israelo-palestinese) e del contesto economico (crisi energetica, scenario iper-inflattivo e le politiche monetarie restrittive sui tassi di interesse) congiuntamente con la necessità di affrontare i rischi emergenti, in primis ESG, hanno introdotto una serie di ulteriori sfide significative al framework di impairment IFRS9. Alla luce dell’incertezza dello scenario esterno e delle nuove Regulatory expectations, declinate in una serie di report nonché nel corso delle singole interlocuzioni tra Regulator ed Intermediari, le Banche europee stanno lavorando per affinare il framework e le metodologie di Impairment, superando le criticità sperimentate e abbandonando le soluzioni temporanee messe in opera in molti casi.

    In tale contesto, la nuova Commissione AIFIRM mira a definire indicazioni utili agli intermediari per il trattamento delle esposizioni creditizie ai fini IFRS9 insistendo, a titolo esemplificativo, sui seguenti temi:

    ·       Meccanismi di Governance per la gestione del framework IFRS9, ponendo l’attenzione anche sul ruolo chiave delle funzioni di controllo;

    ·       Definizione e gestione degli Overlays, analizzando i principali ambiti di applicazione;

    ·       Revisione delle regole di staging allocation (es. collettive assesment);

    ·       Allineamento tra le metodologie IFRS9 ed i processi di gestione proattiva del credito (Early Warnings e Watchlist);

    ·       Evoluzione della componente foward-looking, evidenziando l’introduzione della componente settoriale nella stima dei modelli satellite e la rilevanza degli scenari alternativi;

    ·       Meteriality assessment e integrazione dei fattori ESG;

    ·       Utilizzo di nuove fonti dato e tecniche di intelligenza artificiale

    I soci possono iscriversi al seguente link:

    SGR RISK – L’integrazione dei rischi di sostenibilità all’interno del framework di Risk Management delle SGR

    Coordinatori: Elisabetta Gualandri (Università di Modena e Reggio Emilia), Emilio Barucci (Politecnico di Milano), Michele De Sario (Eurizon), Giorgio Spriano (Università di Torino) PMO: KPMG, supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)

    La crescente rilevanza assunta dai rischi di sostenibilità richiede agli intermediari finanziari di integrare tali rischi nei processi decisionali e negli assetti organizzativi e operativi. In tale ambito risulta di fondamentale importanza il ruolo assunto dalle Società di Gestione del Risparmio (SGR) per quanto concerne l’offerta di prodotti e servizi che abbiano obiettivi di investimento sostenibile e promuovano caratteristiche ambientali e sociali verificando le prassi di buona governance.

    La Commissione avrà come obiettivo un position paper in cui, oltre a presentare il ruolo delle SGR come intermediario finanziario ed evidenziare quali siano i rischi (di mercato, di liquidità, di credito, ecc) rilevanti per i portafogli in gestione e per la SGR stessa, si approfondirà il tema dei rischi di sostenibilità nell’ambito del Risparmio Gestito.

    In particolare, verrà presentato il quadro normativo di riferimento, le definizioni attinenti ai rischi di sostenibilità e come questi impattino sui prodotti e servizi istituiti e gestiti dalle SGR. Infine, si descriveranno le modalità di integrazione di tali rischi all’interno del framework di Risk Management di una SGR.

    I soci possono iscriversi al seguente link

    Credit pricing 2024

    Coordinatore Scientifico: Franco Fiordelisi (University of Essex e Università Roma III), Coordinatore AIFIRM: Carlo Palego  (Banca di Asti), PMO: Prometeia (Andrea Favretti), supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)

    La precedente commissione ha sviluppato le principali componenti di un framework di pricing descrivendone gli elementi strettamente “di modello” (il price to value o “fair price”) e quelli più tipicamente di processo (price “to market” e “price to client”)

    La commissione ha evidenziato lo stato del sistema bancario, le spinte regolamentari (EBA LOM su tutte) e di contesto (covid, settori, necessità di effettuare valutazioni a lungo termine e scenarizzate) mostrando come ci siano ancora molti aspetti da affinare su tutti e tre i fronti: modellizzare definendo al meglio le voci di costo, incorporare sempre più logiche di settore e di scenario, scaricare a terra le componenti di processo per il Price to Market e il Price to Client.

    La nuova commissione mira a fare il punto del sistema bancario, rinnovando la survey di posizionamento non solo per valutare i passi avanti effettuati rispetto a quanto emerso nel 2020, ma anche per comprendere come il sistema bancario stesso stia raccogliendo le nuove sfide, che si sommano ed integrano quelle già presenti, quali, a titolo esemplificativo:

    • declinare il framework di pricing con sempre maggiore enfasi in base alle caratteristiche di controparte e prodotto;
    • effettuare valutazioni di prezzo con logiche non solo di settore, ma anche di filiera;
    • incorporare nel framework di pricing scenari e componenti di costo ESG individuando quali componenti ESG sono effettivamente incorporate, tramite quale componente del framework di pricing e se sono intercettate unicamente come componente di costo o se stanno tradotte dal mercato anche in potenziali opportunità;
    • valutare come le sempre più diffuse tecniche di intelligenza artificiale possono supportare la realizzazione di modelli e processi di pricing (es. via clustering della clientela, analisi di sensitivity e affordability, analisi di big data, …).

    I soci AIFIRM possono iscriversi ai lavori della Commissione compilando il form al seguente url: https://www.segreteria-aifirm.it/Eventi/regForm?TID=30

    Commissione congiunta AIFIRM-ASSIOM FOREX sul tema del Fundamental Review of the Trading Book – risposta alla consultazione EBA su FRTP reporting

    Referenti Commissione Congiunta AIFIRM-ASSIOM FOREX: Carlo Frazzei (Banca Sella, AIFIRM) – Giacomo Elena e Stefano Masante (Banca Akros e Intesa Sanpaolo, ASSIOM FOREX) – Gabriele Bonini (Deloitte Consulting)e
    Capitani: Gaetano Stellacci (Banca Sella, AIFIRM) – Jorge Miguel Vegas (Intesa Sanpaolo, AIFIRM)
    Supervisore: Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    Coordinatori: Andrea Rodonò, Michael Zottarel e Chiara Annacchiarico (Deloitte)

    La presente iniziativa, prevista nell’ambito del Gruppo di Lavoro FRTB, ha come obiettivo la condivisione in ambito associativo di una risposta alla Consultazione EBA relativa alla bozza di ITS che modifica il Regolamento 2021/453 in considerazione dell’impatto rilevante sul livello di dettaglio e pertanto sull’onerosità del reporting che la formulazione proposta dell’ITS potrebbe avere sugli intermediari; per completezza, si rappresenta che, in considerazione del panorama nazionale, nell’ambito dei lavoro sono stati affrontanti in modo particolare i temi afferenti lo Standard Approach.

    Sulla base degli incontri effettuati, il Gruppo di Lavoro ha prodotto un Position Paper e una risposta a livello associativo tramite caricamento sul FORM EBA dedicato entro la chiusura della consultazione (21 giugno 2023).

    Per maggiori informazioni in merito alla Commissione Congiunta AIFIRM-ASSIOM FOREX, si fa rimando alla seguente pagina.

    Rischio di tasso di interesse del banking book (IRRBB): implicazioni gestionali del nuovo contesto regolamentare e di mercato

    Coordinatori: Igor Gianfrancesco (Università degli Studi di Bari Aldo Moro), Domenico Curcio (Università Federico II), Gennaro Salzano (Intesa Sanpaolo), Giacomo Raffaelli (Unicredit) PMO: Prometeia (Alina Preger, Annalisa Pansini), supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)

    Per l’iscrizione alla Commissione utilizzare il seguente form: https://segreteria-aifirm.it/Eventi (dopo il kick-off la partecipazione è riservata ai soci AIFIRM)

    L’esigenza di riaprire i lavori della Commissione AIFIRM sul rischio di tasso di interesse del portafoglio bancario nasce dalle significative modifiche in atto nello scenario di riferimento. La pubblicazione, lo scorso 20 ottobre 2022, dei tre documenti tecnici (due RTS e l’aggiornamento delle linee guida) che hanno chiuso la consultazione avviata a dicembre 2021, ha modificato in maniera sostanziale il relativo quadro normativo di vigilanza prudenziale a seguito, principalmente, dell’introduzione:

    •  del Supervisory Outlier Test (SOT) sul Net Interest Income (NII) con una soglia di attenzione del 2,5% del Tier 1, con la conseguente necessità di valutare interventi di adeguamento da parte delle singole banche e con potenziali impatti anche a livello di sistema;
    •  di una metodologia standardizzata caratterizzata da un grado di complessità operativa così elevato da rappresentare un elemento di criticità per le banche di piccola e media dimensione.

    Inoltre, nell’aggiornamento delle linee guida, non si riscontrano gli auspicati dettagli circa la gestione del CSRBB che, comunque, entrerà in vigore a partire dal 31/12/2023.

    A completamento del pacchetto regolamentare, si affiancheranno poi nuovi requisiti di reporting per il rischio di tasso di interesse, come previsto dagli ITS posti in consultazione da EBA lo scorso 31 gennaio.

    Infine, l’attuale orientamento della politica monetaria della BCE, che ha posto fine ad un lungo periodo di tassi bassi (e negativi), propone nuovi ed importanti elementi di analisi in una prospettiva gestionale, tra cui la necessità di:

    • adottare apposite strategie di mitigazione del rischio a fronte di portafogli bancari caratterizzati da attivi ad elevata duration e/o ridefinire le strategie di ALM;
    • adeguare i modelli comportamentali interni al nuovo contesto di mercato, così da migliorarne la capacità previsiva rispetto alle dinamiche attese della clientela e al relativo impatto sulla redditività.

    La Commissione si propone di analizzare e valutare i potenziali impatti di quanto sopra descritto al fine di predisporre un position paper di riferimento per il sistema bancario e finanziario che possa aiutare gli operatori nella loro attività di misurazione, controllo e gestione del rischio in questione, nonché nell’adeguamento dei modelli e processi interni rispetto al nuovo contesto regolamentare e di mercato.

    Gestione dei rischi strategici emergenti: pratiche in uso e direttrici di cambiamento per le Corporate italiane

    Coordinatori: Marina Brogi (Università La Sapienza), Floricel Rugiero (ENEL), PMO: Marsh – Oliver Wyman.
    Supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)

    22 Giugno 2022

    Nell’ambito della gestione dei rischi strategici[1], la gestione dei cd ‘rischi emergenti’, ovvero dei rischi con caratteristiche (di severità, probabilità, interdipendenza etc.) in via di cambiamento inatteso e “di coda” (rischi noti), o relativi ad eventi non verificatisi in serie storiche pregresse (rischi nuovi), è tematica centrale per la corretta impostazione di un framework di gestione integrata dei rischi e, di conseguenza, per la corretta governance aziendale. Come rischi emergenti ‘noti’ intendiamo, ad esempio, i rischi derivanti dalla catena di fornitura le cui caratteristiche e modalità di manifestazione sono cambiate nel tempo per effetto della globalizzazione e, più di recente, della pandemia da Sars-Cov-2. Come rischi emergenti di tipo ‘nuovo’ intendiamo, ad esempio, i rischi inerenti ad eventi mai verificatisi prima di tipo regolamentare o tecnologico che potrebbero dimostrarsi ‘esistenziali’ per alcune tipologie di business (ad esempio, ulteriori interventi regolamentari particolarmente penalizzanti per business legati ai combustibili di origine fossile). La necessità di presidiare tali rischi si è andata consolidando negli ultimi 15 anni, anni caratterizzati da frequenti momenti di discontinuità e di realizzazione di eventi estremi quali la crisi finanziaria internazionale, la crisi dei debiti sovrani in Europa, l’accelerazione della dinamica tecnologica, l’impatto dei cambiamenti climatici e l’affermarsi di nuovi paradigmi gestionali (ESG), la Brexit, la pandemia ed ora il conflitto in Ucraina.

    Essere capaci di gestire i cd. ‘emerging risks’ è condizione necessaria per integrare rischio e strategia, così come richiesto dalle best practice al livello nazionale ed internazionale. Analogamente, tale capacità è condizione necessaria per garantire la resilienza aziendale, intesa come capacità di sapere anticipare e gestire situazioni aventi carattere di eccezionalità, ovvero uno degli attributi del più ampio concetto di sostenibilità, concetto sempre più al centro degli standard gestionali nazionali ed internazionali. Soprattutto, tale capacità è necessaria per fare impresa in un contesto, quale l’attuale contesto post pandemico, che si presenta come sempre più volatile, incerto, complesso ed ambiguo. Al di là della aderenza a best practice di riferimento, la gestione dei rischi strategici aziendali, inclusi quelli emergenti, è oggi pre-condizione per una sana e corretta gestione aziendale. La caratterizzazione ‘VUCA’ (‘volatile, uncertain, complex, ambiguous’) del contesto nel quale le aziende, e la società nel suo complesso, si muovono, è ormai da considerarsi come condizione ‘strutturale’. Il rilievo dato in azienda alla gestione dei rischi strategici ed in particolare a quelli emergenti deve adeguarsi di conseguenza.

    Alla luce di quanto premesso, si riscontra l’opportunità di migliorare i framework di gestione dei rischi adottati dalle aziende per anticipare più efficacemente e tempestivamente di quanto finora fatto le molteplici situazioni di discontinuità. Tali miglioramenti riguardano – auspicabilmente – tutte le componenti del framework, ovvero:

    • Governance per la gestione dei rischi, con specifico riferimento a politiche di risk management e risk appetite, ruoli e responsabilità, in specie degli Organi di Governo, nonché alla effettiva integrazione tra risk management, pianificazione e processi di business;
    • Processo di risk management, con specifico riferimento ad attività, tempistiche di esecuzione ed integrazione con la pianificazione ed il controllo (strategie di prevenzione e mitigazione) dell’organizzazione nel suo complesso e delle diverse componenti della catena del valore;
    • Infrastruttura a supporto del processo, con specifico riferimento a tutti gli elementi di tipo ‘soft’ ed ‘hard’ (es. cultura, tecnologia, dati) abilitanti la corretta gestione di tematiche in evoluzione o non note.

    Obiettivo della Commissione è analizzare le modalità in uso, presso primarie Corporate del panorama industriale italiano, per la gestione dei rischi strategici con focus sulla tipologia cd. emergente, al fine di identificare, nel concreto, gli interventi evolutivi di ‘governance, processo ed infrastruttura’ che si rendono necessari per efficacemente anticipare e rispondere alle discontinuità di contesto da parte delle aziende, auspicabilmente incidendo sullo stesso tramutando le minacce in opportunità.

    Il position paper affronterà e svilupperà le seguenti tematiche:

    • definizione di rischio strategico e di rischio emergente avente rilievo strategico;
    • stato dell’arte, in termini di modelli di governo, processi ed infrastrutture concretamente adottati dalle aziende per la gestione dei rischi in ambito;
    • lessons learnt’, ovvero punti di forza e debolezza dei framework emersi in seguito alle forti discontinuità manifestatesi nel più recente passato;
    • fattori critici di successo da implementare nei framework, al fine di ottimizzare gli stessi e renderli coerenti rispetto al mutevole contesto odierno e futuro;
    • priorità per la risk governance aziendale con riferimento, ad esempio, alla integrazione fra pianificazione di lungo, medio e breve periodo e risk management;
    • priorità per il miglioramento del processo di risk management con riferimento, ad esempio, ai concreti contributi del risk management al ‘business decision making’ di lungo, medio e breve periodo;
    • priorità per il miglioramento dell’infrastruttura a supporto con riferimento, ad esempio, al leverage di cultura, tecnologia e dati;
    • evoluzione della figura e del ruolo del Risk Manager;
    • duplice ruolo del sistema finanziario (bancario e assicurativo) di:

    o    “beneficiario” di tali interventi di miglioramento dei framework, interventi che garantiranno maggiore trasparenza e che nel tempo dovrebbero contribuire a ridurre la volatilità dei KPI di riferimento delle Corporate, con conseguente miglioramento della solvibilità delle stesse (banche), nonché dei relativi profili di rischio/ responsabilità (assicurazioni);

    o    promotore di aree di miglioramento con riferimento, ad esempio, al governo ed alla cultura di risk management in generale, al miglioramento delle tecniche di copertura finanziaria oggi adottate (o non adottate) dalle aziende, al corretto bilanciamento fra rischio e capitale, alla riduzione dei rischi di transizione verso una economia verde e/ o derivanti dal progressivo affermarsi di nuovi paradigmi gestionali/ di creazione di valore (ESG).

    [1]Concetto che non trova una definizione univoca in ambito Corporate. La definizione in uso in ambito bancario “current or prospective risk to earnings and capital arising from changes in the business environment and from adverse business decisions, improper implementation of decisions or lack of responsiveness to changes in the business environment (Cebs)” potrebbe essere ulteriormente dettagliata, con specifico riferimento – a titolo esemplificativo – al concetto di ‘decisioni di business avverse’.

    NPE risk: evoluzione delle metodologie e delle strategie e gestione di derisking

    Coordinatori: Monica Billio (Università Ca’ Foscari), Antonella Malinconico (Università del Sannio), Walter Vecchiato (Banca Ifis), PMO: PwC, supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)

    La commissione si pone l’obiettivo di traguardare nel Risk Management una prospettiva che vada oltre la temuta ondata di non performing loans conseguenti al rilascio delle misure, deroghe e garanzie, introdotte dallo Stato per contenere gli avversi effetti economici della pandemia Covid-19 e di altre crisi come quella russo – ucraina, e che analizzi in dettaglio aspetti rilevanti e strutturali nella gestione delle posizioni deteriorate, siano collateralizzate o meno, attraverso la definizione di possibili metodologie di costruzione e implementazione dei modelli di recupero, in grado di:

    • incorporare anche fattori esogeni di natura sia macroeconomica che microeconomica, per valutare appropriatamente e gestire sia le attività di workout che quelle relative alla costruzione di strutture finanziarie
    • orientare le politiche di pricing
    • favorire il monitoraggio nel tempo dei business case dei vari portafogli.

    L’attuale contesto di mercato evidenzia tre principali tendenze che necessitano di uno specifico approfondimento:

    • lo sviluppo di nuove strutture finanziarie finalizzate ad evitare il consolidamento e conseguentemente l’applicazione delle disposizioni concernenti il livello minimo di rettifica prudenziale imposto dal calendar provisioning, conciliando le politiche di derisking delle banche con la necessità di mantenere il supporto alla clientela
    • il ruolo significativo delle strutture di Servicing, valutate sulla loro esperienza consolidata nel recupero sia in termini di volumi che di speditezza d’azione, adottando differenti logiche e modalità di interazione con la clientela
    • la modellazione (in ottica forward looking) di quella parte high risk del portafoglio crediti (tipicamente lo è parte di “Stage 2”) che alimenta il flusso di ingresso in non performing loans e richiede azioni gestionali proattive e anticipatrici per ridurne la portata e gli impatti economici e patrimoniali.  Questa capacità di modellazione va considerata anche alla luce delle proposte di copertura del rischio di decadimento di parte di Stage 2 attraverso contratti di credit default swap negoziati per determinati livelli di PD/LGD/EL con AMC esterne, allo scopo di avvicinarsi al desiderabile livello minimo, se non nullo, di NPE raccomandato dal Regolatore. 

    La commissione avrà quindi l’obiettivo di rappresentare il punto di vista di AIFIRM su questi temi in termini di migliori prassi di mercato e possibili soluzioni operative.

    Climate Stress Test: un primo passo verso una gestione integrata dei rischi climatici e ambientali

    Coordinatori: Elisabetta Gualandri (Università di Modena e Reggio Emilia), Nicola Morandin (Unicredit),
    PMO: Prometeia (Maurizio Pierigè), supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    La BCE ha comunicato a novembre 2020 le proprie aspettative in merito alla gestione e alla disclosure dei rischi climatici e ambientali nella “Guide on climate-related and environmental risks”, riportando in particolare una specifica expectation (n. 11) in merito al fatto che le banche con materiali rischi climatici e ambientali valutino l’appropriatezza dei processi e delle metodologie di stress testing e procedano ad incorporare questi rischi nelle loro analisi di scenario (base e/o stressate). BCE si aspetta inoltre che gli enti considerino tali rischi nell’ambito della formulazione e attuazione della propria strategia aziendale e
    dei propri di processi di governance e gestione del rischio.
    Nel corso del 2021 la BCE ha inoltre dato seguito al proprio piano di adeguamento della vigilanza
    prudenziale attraverso tre iniziative:

    • un self-assessment richiesto a 112 significant banks in risposta alle (13) supervisory expectations contenute nella guida (cfr. nota 1);
    • l’avvio del primo stress test climatico, con requisiti differenziati in base all’applicazione del principio di proporzionalità;
    • la comunicazione di una temathic review (da avviare nel 2022), relativa alle practices di risk management sui rischi climatici e ambientali e alla loro integrazione nella definizione delle strategie;

    apprestandosi così ad una progressiva integrazione dei rischi climatici e regolamentari nel processo SREP e, a tendere, nella definizione dei requisiti di pillar 2.
    A fronte di questa evoluzione del contesto le banche si trovano oggi a fronteggiare due diverse sfide; nell’immediato evolvere i rispettivi framework di stress test per gestire le complessità metodologiche, operative ed organizzative imposte dalle peculiarità di un (nuovo) framework regolamentare di “Climate stress test 2022”. In seconda battuta, a valle di quest’ultimo, capitalizzare le esperienze e gli investimenti in corso (in dati, metodologie e strumenti) indirizzando coerentemente i processi di governo e di controllo impattati (con particolare riferimento all’analisi delle potenziali ricadute sui processi gestionali di governo strategico dei rischi) e strutturando adeguati processi di comunicazione agli organi direzionali.
    La commissione sarà finalizzata alla stesura di un position paper con l’obiettivo di inquadrare il nuovo esercizio di stress test climatico, con l’intento di metterne in luce i principali elementi metodologici, le criticità operative, i fattori critici di successo nelle fasi di disegno e implementazione, i potenziali ambiti di evoluzione ai fini della definizione di un framework di stress test gestionale e di delineare le potenziali ricadute / contributi di questa prima esperienza ai principali processi gestionali (framework dati comune, metodologie di misurazione degli impatti degli eventi climatici e ambientali, strumentazione di supporto, reporting e disclosure, etc…).
    Nota 1: la BCE ha recentemente pubblicato l’esito della supervisory review condotta sui self-assessment a fronte dei quali solo il 23 % delle Banche risulta avere effettuato prove di stress test integrando i rischi climatici e ambientali all’interno del framework metodologico, anche alcune banche hanno anticipato alcuni progressi nell’integrazione dei rischi climatici all’interno dei rispetti framework di stress test.

    Big data & Advanced Analytics per il risk management

    Coordinatori: Paolo Giudici (Università di Pavia), Giulio Mignola (Intesa SanPaolo), PMO: Prometeia, supervisione a cura di Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    Il crescente utilizzo di Big Data e Advanced Analytics (BD&AA), compreso il Machine Learning, in tutto il settore finanziario evolverà rapidamente nei prossimi anni. Un recente rapporto EBA identifica le tendenze recenti e suggerisce misure di salvaguardia chiave nel tentativo di sostenere costantemente la neutralità tecnologica attraverso gli approcci normativi e di vigilanza, identificando quattro pilastri chiave – gestione dei dati, infrastruttura tecnologica, organizzazione e governance e metodologia di analisi – necessari per supportare il lancio di Advanced Analytics, insieme a una serie di “elementi di fiducia”.
    La necessità della competenza necessaria sta diventando sempre più importante, sollevando una sfida importante per istituzioni, autorità di vigilanza e autorità di regolamentazione. La formazione e lo sviluppo, nonché un più stretto coinvolgimento tra le parti interessate, potrebbero essere un punto di partenza appropriato per affrontare questa sfida.
    Un approccio “basato sui dati” sta emergendo in tutto il settore finanziario, influenzando le strategie aziendali, i business model Fintech -Like, i rischi e le operazioni delle istituzioni con i rispettivi cambiamenti nella mentalità e nella cultura ancora in corso.
    In questo contesto, il CRO ha un ruolo fondamentale come centro di eccellenza analitico per l’evoluzione, in collaborazione con le diverse funzioni di riferimento ed in particolare con il CIO per le componenti tecnologiche, con approcci sempre più di tipo ‘ibrido’ per la modalità agile di passaggio applicativo delle metodologie sviluppate.
    Tutte le funzioni nelle istituzioni finanziarie trarranno vantaggio dalle applicazioni BD&AA in quanto miglioreranno i servizi esistenti in una prospettiva di efficienza, produttività e riduzione dei costi o creazione di nuove opportunità di business. Si ritiene che la situazione attuale possa evolversi rapidamente nei prossimi anni.
    Obiettivi della commissione
    L’obiettivo della commissione è quello di effettuare una ricognizione delle best practice di mercato e delineare le metodiche più efficienti per applicare fonti alternative di dati alle applicazioni di risk management sia sui rischi di primo e secondo pilastro che al sistema dei controlli che alle applicazioni di tipo manageriale (e.g. nuovi modelli di servizio di Fast Lending e Customer Centricity) con particolare riferimento a:
    · Overview di possibili use case di BD&AA in ambito risk management
    · Struttura dei dati utilizzabili
    · Architetture IT di sviluppo di riferimento
    · Pipeline analitiche
    Impatti operativi e normativi (quali ad esempio: Etichs e Consumer Protection)
    Il lavoro fornirà, infine, un contributo al dialogo dell’Associazione AIFIRM con le istituzioni di vigilanza sui temi critici per l’applicazione e aree di approfondimento anche sfruttando eventuali sandbox normative dedicate.

    Evoluzione del framework Cyber Resilience: verso una visione “customer – center”

    Coordinatori Paolo Trucco (Politenico di Milano), Veruska Orio (IntesaSanpaolo), PMO Nicasio Muscia (Accenture), supervisione Corrado Meglio (Vice Presidente AIFIRM)
    In un ecosistema sempre più digitale, interconnesso ed in continua evoluzione, il rischio Cyber ha assunto dimensioni significative, fino ad essere considerato non più soltanto un fenomeno di natura tecnologica, ma anche legato a fattori comportamentali e alla cultura dei rischi aziendali.
    La pandemia COVID-19 ha imposto un rapido cambiamento degli scenari e delle modalità di gestione dei rischi Cyber, introducendo numerose sfide per le aziende, tra le quali:

    • nuove tipologie di minacce legate ai vettori di social engineering (14.795 nuovi domini registrati di cui il 50% indentificato come malevolo) e all’utilizzo del remote-working come nuova prassi lavorativa;
    • necessità di garantire la continuità e la resilienza dei processi aziendali (non solo quelli critici);
    • necessità di rivedere le soluzioni di emergenza e di disaster recovery, nonché di definire modalità di attivazione / riattivazione più snelle.

    In questo contesto si evidenzia un trend crescente nel numero di attacchi, perpetrati principalmente sfruttando le classiche tecniche di spam con impatti sia in termini economici sia reputazionali.
     
    L’incremento del numero degli attacchi, in aggiunta a una crescente digitalizzazione dei servizi per effetto della pandemia, ha ulteriormente messo in evidenza l’importanza di gestire il fenomeno Cyber anche in ottica di resilienza operativa.
     
    Le recenti evoluzioni del quadro normativo (es. DORA Framework) sono orientate verso dei modelli di gestione del Cyber Risk & Resilience, basati su standard condivisi a livello europeo in relazione a:

    • Testing della resilienza dei sistemi;
    • Classificazione degli eventi di perdita;
    • Gestione del rischio derivante dalle terze parti;
    • Condivisione delle informazioni tra i player.

     
    In un contesto così dinamico, sono possibili evoluzioni del framework di Cyber Resilience verso una visione customer-centric, che pone il cliente e i disservizi subiti al centro della strategia di mitigazione e risposta alle minacce Cyber. L’approccio proposto si propone di soddisfare le seguenti finalità:

    • favorire l’interazione tra le strutture specialistiche di security, gli utenti business e le funzioni di risk management chiamate a collaborare per una gestione efficace delle minacce;
    • adottare strategie di mitigazione e risposta al tempo stesso selettive e profilate rispetto ai clienti oggetto degli attacchi;
    • rafforzare i meccanismi di protezione dei dati della clientela in linea con le aspettative regolamentari.

     
    Obiettivo del position paper è proporre un approccio strutturato (descritto nella forma di un framework) che, sfruttando la mappatura della clientela normalmente predisposta per finalità legate alla customer experience, supporti le aziende nella definizione di azioni di prevenzione, rilevamento e mitigazione personalizzate a seconda del segmento di riferimento e delle tecnologie ad esso associate, permettendo così un intervento mirato che massimizzi la riduzione complessiva del rischio Cyber.